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Nostalgia del mio “piccolo” Taras e della sua Kalì

Uno schnauzer gigante che è nel paradiso dei cani con la sua compagna

La mia vita da bambina figlia unica, e da adulta, è sempre stata costellata dalla presenza di animali (cani, gatti, uccellini, criceti, raganelle, ecc..)

Adesso convivo felicemente con la specie felina, ma al momento di inserire un articolo in questa sezione ho subito sentito la voglia irrefrenabile di raccontare del mio ultimo cane: Taras, uno  schnauzer gigante nero.

Si viveva, ormai più di vent’anni fa, in campagna, tra prati e boschi, io, Taras e la sua compagna Kalì, anche lei nera e dolcissima, ambedue arrivati in casa a tre mesi di età.

A quell’epoca i cuccioli delle razze che lo esigevano come standard, venivano consegnati già con le orecchie e la coda tagliate. Ma le orecchie di Taras, soprattutto una, non ne volevano sapere di rimanere dritte, ed allora oltre al cerotto regolare  venivano inseriti i tamponi assorbenti interni di una nota marca, in verticale, attaccati al cerotto. Gli ho fatto molte foto.

Era già da piccolo molto buono e paziente, per me era l’orso Yoghi, grande e pacioccone.

Il peggio doveva arrivare. Le zampone posteriori andavano per conto loro verso l’esterno, soprattutto nella corsa.  Diagnosi del veterinario: displasia congenita BILATERALE dell’anca. All’epoca poche speranze di poterla correggere, cane destinato a camminare con estrema difficoltà se non impossibilitato. L’allevatore disposto a CAMBIARE CANE  e a riprendersi il piccolo Taras, all’epoca cucciolone di sei mesi…ovviamente proposta rifiutata.

Sottoposto a due operazioni SPERIMENTALI diverse, con inserimento di chiodi e barre, abbiamo passato i restanti sei mesi fino  all’anno di età, tra visite, medicazioni a casa e dal veterinario, collari di elisabetta, fisioterapia, ecc.

Lui sempre paziente anche se sofferente, felice quando tornava a casa dalla sua Kalì, disperata per le sue assenze.

Il caso clinico, che fu presentato ai congressi veterinari, si risolse con successo. Sempre un po’ ipotrofico nella muscolatura posteriore, ma correva. Un giorno galoppando in quella sua maniera un po’ balzellonante, con la testa voltata a guardare Kalì, cadde in un canale d’irrigazione asciutto e profondo. Sparito del tutto alla vista, lo recuperammo con un po’ di difficoltà, ma illeso.

La sua metà posteriore ovviamente non era perfetta e non gli dava molta scioltezza nei movimenti rapidi di rotazione.

Un pomeriggio, all’epoca non c’era l’obbligo della rete posteriore nelle auto, lo stavo portando in città per l’ennesima visita di controllo, e viaggiavo in macchina con lui spaparanzato sul sedile posteriore, che occupava totalmente, da buon gigante. Ero obbligata a fare la guida “per Taras”, cioè con pochi scossoni e soprattutto con curve dolci, perché altrimenti borbottava mugolando con toni bassi.

Obbligata però ad una frenata un po’ brusca, sentii un botto sulla mia schiena: Taras era caduto nello spazio tra i sedili anteriori e posteriori, ed era rimasto incastrato di schiena con tutte e quattro le zampe rivolte verso l’alto. Pigolava disperato come un pulcino abbandonato. Non riusciva a muoversi perché così grosso com’era occupava tutto lo spazio, e il suo posteriore difettoso gli impediva movimenti di forte torsione. Conscio della situazione rimaneva immobile, ma pigolando. Purtroppo io non potevo fermare l’auto perché ero in un corso che non prevedeva punti di arresto e di parcheggio, perciò, dopo aver constatato che non si era fatto male, proseguii, consolandolo (ma anche ridendo, quando in un’auto che avevo a fianco si torcevano il collo per capire da dove provenivano quattro zamponi neri che puntavano verso l’alto..)Riuscii finalmente  a  parcheggiare : non fu semplice disincastrarlo.

Lo adoravo per il suo carattere sempre allegro e tollerante, anche nella sofferenza, e lui adorava me, come sapesse che gli avevo salvato la vita. Sarebbe sicuramente stato soppresso.

Era il cane più pacioccone, pasticcione e felice di vivere che io abbia mai avuto.

Poiché era un po’ birichino al guinzaglio e trenta kg di cane non sono facili da governare decisi di portarlo a scuola. Abituato a vedere pochi cani, quando arrivammo nel prato della scuola, in cui vi erano parecchie coppie di cani e proprietari in attesa della prima lezione, Taras era un po’ irrequieto. Gli altri cani erano più tranquilli. Ad un certo punto sentii una strana sensazione di calore lungo la mia gamba (avevo i jeans): il mio piccolo cane  aveva marcato il territorio sui miei pantaloni e soprattutto aveva dimostrato ai suoi simili che io ero di sua proprietà. Tutto qui. Dopo questo inizio la lezione si svolse senza incidenti. Solo con una gamba umida. Imparò velocemente a camminare al passo.

Visse felice per altri dodici anni, correndo dietro a gatti, postini, scovando talpe e bisce (quanti poveri verdoni sono stati separati in due nel gioco del tira-tira che faceva con Kali). Gentile con la gazza che lasciava andare a becchettare nella sua ciotola (Kalì la mandava sempre via ringhiando)

Felice soprattutto quando poteva entrare in casa -era un premio- poiché due schnauzer giganti in casa sono veramente grandi, soprattutto quando ballano per la contentezza, venivano sempre accolti quando d’inverno la loro barbetta nera ghiacciava.

Felice anche la sua morte in casa, per un probabile ictus che gli fece perdere conoscenza gradualmente, circondato dai suoi cari umani e dalla sua compagna.

Ad un mese di distanza, Kalì, già molto ipovedente da circa un anno, che si affidava al suo amato nei percorsi poco conosciuti quando si usciva in passeggiata nei boschi, morì spontaneamente in una notte, mentre dormiva ormai sola nella sua grande cuccia.

Due cani meravigliosi.

Daniela

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