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Sirene o pantegane?

di CRISTINA BUCRE’

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BACARO JAZZ VENEZIA                                                                                            Fotografia M.Pinca

 

Ho sempre immaginato le sirene come delle bellissime creature che si aggirano per i fondali oceanici , sfuggenti e dispettose , che si mostrano a chi gradiscono solo quando decidono loro , per poi scomparire innescando un meccanismo di attesa senza fine nel “malcapitato” di turno .  Come ragazze normali , attualissime , truccate , perfette e brillanti che escono per divertirsi e spesso tornano a casa un po’ deluse…

Immagino poi che le sirene , annoiate da acque gelide e poco affollate , attraversino mari e fiumi per fermarsi in acque tranquille , come laghi o lagune , o addirittura stagni. Il tutto finalizzato a stabilire un contatto più approfondito con qualche “eletto” , dopo averlo osservato innumerevoli volte e averne studiato i comportamenti , attirandolo a se con civetteria e vanità .

Ho poi scoperto che effettivamente “esistono” due tipi di sirene , che nella lingua inglese hanno due nomi differenti – sirens e mermaids – , e presentano qualche caratteristica delle due tipologie di “donna” da me assolutamente immaginate dal nulla.

Al di là di tutta l’iconografia e letteratura mitologica che ne rappresenta e descrive minuziosamente le differenze , ho creduto di vedere suffragata la mia teoria nei due quadri di John William Waterhouse .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        The siren – 1900 -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A mermaid – 1901 -

 

Ho riconosciuto , con la fantasia , le due differenti tipologie di sirene in questi dipinti .

Dispettosa e ribelle la prima , vanitosa e stanziale la seconda.

Durante il mio periodo veneziano era diventata un’ossessione fissare le acque dei canali , immaginando queste creature nuotare attraverso cunicoli e stratificazioni di edifici subacquei , che presumo esistano sotto le abitazioni che emergono dall’acqua.

Ogni minimo movimento mi faceva sobbalzare e sognare il fluttuare di una coda di pesce dai colori sgargianti . Sicuramente si trattava di qualche pantegana in transito , ma abbellire la realtà è sempre stata una mia prerogativa.

Non so cosa avrei dato per creare la mia sirena e lasciarla in laguna. Detto fatto .

Mi è stato proposto di creare un’opera di grandi dimensioni per il Bacaro Jazz di Venezia , un prestigioso locale internazionale situato nei pressi del Ponte di Rialto.

Ho pensato subito ad una sirena adagiata sul fianco , che avrebbe occupato l’intera tela con il suo corpo lungo e snello . Avrebbe dovuto racchiudere in sè tutto lo spirito del locale …… la clientela prevalentemente femminile , il bar di impronta decisamente americana , la musica jazz e soul di sottofondo , le immagini dei grandi musicisti statunitensi , l’animo veneziano rappresentato dai piatti tipici proposti , gli strumenti musicali disegnati un po’ ovunque .

Così è nata la mia sirena mascherata , con i capelli lunghi e mossi , che regge nella mano destra un bicchiere da Martini contenente una chiave di violino al posto della classica oliva , e con la mano sinistra offre una caratteristica maschera veneziana.

Il corpo è costituito – o celato – da una tromba , un contrabbasso e un sax , uniti tra loro da un pentagramma con le note musicali che richiama la forma di un arcobaleno.

Ho cercato di non essere invadente con i colori , pensando al personale del bar che avrebbe dovuto sopportare la vista del quadro tutti i giorni . Il locale ha toni scuri e molto legno , quindi ho voluto scaldare ulteriormente l’ambiente , senza però prendere il soppravvento .

L’opera doveva essere un oggetto , non un soggetto. 
Non dò mai per certo che le mie creazioni possano piacere .

Così , vigliaccamente , ho consegnato il quadro impacchettato utilizzando della carta coprente la sera prima di lasciare definitivamente la laguna . Io e il mio compagno di avventure abbiamo sfidato il diluvio , l’acqua alta e attraversato mille ponti per portare a termine la missione.

Il non sapere dove metterla se non fosse piaciuta , mi disturbava più dell’eventuale rifiuto di un’opera tanto ingombrante.

Il giorno dopo ho ricevuto una telefonata molto rassicurante: non sarei dovuta tornare a prendere il quadro . La mia sirena era lì , in bella mostra di sè , e con lei una parte di me , che sarebbe rimasta a Venezia.

La mia sirena è sempre in viaggio , attraverso le foto dei turisti che la portano in tutto il mondo . Non si annoia mai …..

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