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Conoscere se stesse

Si presume che ad una certa età, raggiunta la cosiddetta maturità, una persona sia sufficientemente a conoscenza della sua personalità, quanto meno per le esperienze vissute e per  i giudizi ricevuti dal prossimo.

Raramente ci si sofferma ad analizzare il proprio modo di essere e di relazionarsi, poiché ormai viene considerato un dato od uno status definito ed immutabile, rodato dal tempo.

Inoltre “essere od essere descritte “ in un certo modo genera una sensazione di sicurezza, perché ci definisce come un quadro riconoscibile e famoso.

Di conseguenza, se gli elementi costitutivi di un quadro sono la tela e la sua cornice, possiamo paragonare la tela alla nostra personalità e la cornice al nostro aspetto esteriore. Si può cambiare la cornice di un quadro, per abbellirlo o renderlo più originale; ma se cambiamo la tela il quadro perde la sua identità.

 

Provate però a scegliere un dipinto che possa essere descrittivo della vostra personalità: sicuramente la scelta è difficile, perché qualche tela vi può piacere per il tema o i colori, ma in fondo non è esaustiva perché è priva dello stile che invece riconoscete in un altro dipinto.

Il paragone tra quadro e personalità è sicuramente limitativo, ma è utile per comprendere che il nostro modo di essere è difficilmente ben definibile, se non per grandi linee.

Un altro aspetto da considerare è la soddisfazione o meno generata dall’analisi del nostro carattere, sia per   autocritica o per giudizi esterni.

Il dato che comunque accomuna i due aspetti- personalità e giudizio – è la costanza e l’immutabilità, poiché

una definizione certa di noi stessi  ci permette di trasmettere un messaggio chiaro  e ci regala risposte prevedibili.

Percorrere la solita strada ci evita sorprese.

Costanza ed immutabilità= SICUREZZA

Per assurdo percorriamo la stessa strada anche quando non siamo contente del nostro carattere, cioè del nostro stile di comportamento,  e ci neghiamo la possibilità di modificarlo “perché tanto ormai io sono così”.

E’ potente il desiderio di riconoscersi e di definire i nostri confini, piuttosto che sperare in un nuovo  ed indefinito modo di essere.

Non ci aiuta in questo il sentire corrente, laddove in un cambiamento di comportamento  un’ adulta che fa i capricci è una bambina, o una donna che si prende la responsabilità della fine di un matrimonio è una che non sa che cosa ha perso.

Cambiare la nostra direzione può essere destabilizzante anche per gli altri.

Ma pretendere un  cambiamento radicale è sicuramente impossibile, poiché la genetica e l’ambiente hanno comunque forgiato un nucleo di personalità.

Laddove per personalità si intende l’insieme delle caratteristiche di comportamento, di pensiero e di modalità di relazionarsi con gli altri, sia su base congenita che acquisita.(Cassano G.B., Manuale di Psichiatria, Utet, Torino,1994.pag 78)

Rifacendosi ai paragoni, una personalità  complessa  può essere paragonata a  un’automobile che sceglie di percorrere il tratto che separa due grandi città attraversando tutti i paesi limitrofi.

Una personalità ben definita è invece l’automobile che sceglie l’autostrada, più diritta, veloce e sicura.

Ma i due paragoni non si escludono a vicenda, né soffrono di giudizi limitanti  o negativi.

Non entriamo in questa sede nella considerazione dei disturbi di personalità,  cioè nella trattazione di patologie inquadrabili a livello psicopatologico, ma ci limitiamo a definire il nostro comune senso di critica e di analisi rapportato alla conoscenza che abbiamo di noi stesse.

Riprendiamo il nostro paragone e aggiungiamo una terza categoria:  consideriamo “completa, adattiva e flessibile” la personalità automobilistica che di volta in volta è in grado di poter decidere se percorrere  l’autostrada o le strade provinciali, o , perché no, è anche in grado di cambiare idea,  scendendo  dal mezzo  per andare a piedi o in bicicletta.

Questa è il bagaglio di possibilità della persona veramente consapevole delle proprie scelte, che presuppone una conoscenza profonda delle proprie modalità di pensiero, giudizio e  risposta.

Proviamo a conoscere e/o a riconoscere noi stesse anche alla nostra “veneranda” età, e, a maggior ragione, non lasciamoci scappare le possibilità di attingere a nuove esperienze, superando il timore di sbagliare e di ricevere giudizi.

Proviamo a fare nostro questo metro di giudizio:

TU SEI COME SEI

SPERO CHE TU SIA COME VUOI ESSERE

O CHE COMUNQUE CI PROVI

 

 

Se lo applichiamo agli altri, sarà più facile accoglierlo anche per noi stesse.

 

Noi siamo le donne “Quaranta+”

 

 

 

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