seguici su facebook seguici su twuitter

Frenare la psicosi Suicidio

Il Suicidio è paradossalmente legato alla vita, dalla quale colui che arriva a compiere tal gesto, con un atto estremo tenta di liberarsi.

Sono dati allarmanti quelli che si leggono in questi giorni sulle più importanti testate giornalistiche. 35 imprenditori si sono suicidati dal Gennaio 2012. Inoltre, i suicidi per motivi economici sono cresciuti del 20%.

Non penso che la soluzione del problema sia cercare un o il “colpevole” di questa crisi. Riversare la responsabilità dell’attuale stato economico su un terzo esterno o estraneo al problema è molto lontano dall’essere la soluzione. Sicuramente è la risposta più immediata, quella che salta subito agli occhi, ma non è la più logica.

Ritengo che la più giusta misura a procedere per arginare questo problema parta dalla famiglia in primis, seguita dai detentori dell’economia Italiana, con misure volte a rassicurare anziché allarmare la popolazione. Nei momenti di particolare crisi, come quella che si sta attraversando oggi, spingere con forza il pedale dell’acceleratore con facili o eccessivi allarmismi, non fa altro che far crescere il senso di smarrimento e di disagio che ognuno prova, portando inevitabilmente, nei casi di effettiva problematicità e precarietà economica, il pensiero al suicidio.

Siamo abituati a connotare il suicidio come ultima e remota fine in stati confusionali che compromettono la lucidità della coscienza, o in risposta a voci imperative che ne alterano la percezione o come annientamento degli istinti e della spinta vitale. Questi gesti estremi finora descritti sono una delle possibili risposte a una malattia psichiatrica che, cronicizzata nel tempo, ha compromesso il funzionamento fisico, mentale e sociale del paziente.

Mettere fine alla vita spinti da una motivazione esterna, come la precarietà o l’indebitamento economico, è un suicidio lucido, un agire d’impeto, un’impulsività che sfugge alla mediazione cognitiva. Non è un “gesto eroico”, bensì un invano tentativo di liberarsi da quell’angoscia e dal senso di smarrimento che attanagliano l’animo umano, dal confronto con una realtà che si rifiuta, che non si vuole vedere o che sembra più “dura” delle proprie capacità di sopportare.

La strategia economica di “terrorismo finanziario” sembra portare finora un degrado in termini societari e collettivi, un impoverimento non solo economico ma anche sociale e strutturale. Quindi, lasciando da parte i termini di colpa ed eroicità, attribuendo loro una giusta collocazione a un passato remoto, nel presente cerchiamo invece di trovare strategie sicuramente più mature e al passo con i tempi attuali!

Il parere dell’esperta

Dott.ssa Anna Brignolo

Psicologa Clinica

Share

Lascia un tuo commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>